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L'emozionante discorso di Roger Federer al Dartmouth College davanti a 11.000 persone: "Cosa ho imparato dal tennis"

Stefano Dolci

Pubblicato 11/06/2024 alle 11:40 GMT+2

TENNIS - Domenica scorsa Roger Federer ha ricevuto un dottorato ad honoris in lettere umane dall'Università di Dartmouth in New Hampshire ed ha rilasciato un discorso sentito a una platea di 11.000 persone in cui ha spiegato cosa gli ha insegnato il tennis: "Non sono arrivato dove sono arrivato solo con il talento ma mettendoci e grinta e coraggio. E la perfezione è impossibile"

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Il titolo di dottore Roger Federer lo aveva già ricevuto sette anni fa quando l’Università di Basilea, sua città natale, lo aveva insignito con una laurea honoris causa in medicina per la sua funzione esemplare come atleta e tennista. Nel weekend appena trascorso però Roger Federer ha ricevuto un altro prestigioso riconoscimento accademico dal rinomato Dartmouth College -  prestigioso ateneo del New Hampshire – che gli ha tributato un dottorato ad honoris in lettere umane. Un’onoreficenza estremamente gradita dal leggendario campione svizzero che per l’occasione ha tenuto un memorabile discorso di laurea a una platea di 11.000 persone (più altre migliaia collegate on line) in cui ha provato a spiegare alla platea che cosa ha imparato dal tennis. Un discorso di ben 25 minuti in cui ha toccato il tema del ritiro, la gioia di fare beneficienza ed essere impegnato in progetti importanti per gli altri e provato a sintetizzare come il tennis e lo sport lo abbiano reso un uomo più saggio e più pronto anche nella vita di tutti i giorni. Ecco alcuni passaggi particolarmente significativi del commitment speech di “Re Roger”.
Ho lasciato la scuola all'età di 16 anni per giocare a tennis a tempo pieno e diventare un giocatore professionista. Non sono mai andato al college... ma mi sono laureato di recente. Mi sono diplomato in tennis. So che la dicitura corretta sarebbe ‘Roger Federer si è ritirato dal tennis”. Ma la parola ‘retired’ è orrenda. Perché proprio come tutti voi anche io ho chiuso con una cosa importante e sto passando a quella successiva. Sapete mi chiedono spesso: “Ora che non sei più un tennista professionista, cosa fai?”. Beh non lo so... e va bene non saperlo. Dunque come impiego il mio tempo? Sono innanzitutto un papà quindi accompagno i figli a scuola, gioco a scacchi online, passo l’aspirapolvere a casa ma soprattutto mi godo la mia vita da laureato in tennis e per questo oggi voglio condividere alcune lezioni su cui ho fatto affidamento durante questa transizione e che spero possano tornarvi utile anche a voi”.
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Prima lezione “L’assenza dello sforzo è un mito”

"In tutta la mia carriera ho ricevuto complimenti perché il mio tennis sembrava non lasciar trasparire sforzi. mi frustrava quando dicevano: "Non ha quasi sudato!". La realtà è che non è vero, ho lavorato duro per rendere facile il mio tennis. Ho passato anni a lamentarmi... imprecare... a lanciare racchette... prima di imparare a mantenere la calma. Il campanello d’allarme arrivò all’inizio della mia carriera, quando un avversario in un torneo in Italia mise pubblicamente in dubbio la mia disciplina mentale. Disse: "Roger sarà il favorito per le prime due ore, ma poi il favorito sarò io". Tutti possono giocare bene le prime due ore. Sei in forma, sei veloce, sei lucido... e dopo due ore che le tue gambe tremano, la tua mente inizia a vagare e la tua disciplina inizia a svanire. Quelle parole mi fecero capire che dovevo allenarmi più duramente. Non sono arrivato dove sono arrivato solo con il talento puro. Ci sono arrivato cercando di superare i miei avversari. Ho creduto in me stesso. Ovvio sì, il talento conta. Non starò qui a dirti che non è così. Ma il talento ha una definizione ampia. Nella maggior parte dei casi non si tratta di avere il dono (“the gift” in inglese, ndr), bensì si tratta di metterci grinta (‘grit’ in inglese, ndr) e coraggio. Nel tennis... come nella vita... anche la disciplina è un talento. E così lo è possedere pazienza. Avere fiducia in se stessi è un talento, abbracciare ed amare il processo sono talenti. Gestire la tua vita, gestire te stesso... anche questi possono essere talenti”.

Seconda lezione “E’ solo un punto”

"Il tennis è brutale. Non si può negare il fatto che ogni torneo finisca allo stesso modo... un giocatore vince il trofeo messo in palio... Tutti gli altri giocatori tornano su un aereo, guardano fuori dal finestrino e pensano... "come diavolo ho fatto?". Immaginate se, oggi, solo uno di voi si laureasse... Ho cercato di non perdere ma mi è capitato di perdere, talvolta anche spesso. Per me, una delle più grandi sconfitte è stata la finale di Wimbledon nel 2008. Io contro Nadal. Alcuni lo hanno definito il più grande match di tutti i tempi. Con tutto il rispetto che nutro per Rafa, penso che sarebbe stato molto meglio se avessi vinto io... Quando hai la possibilità di entrare nel campo centrale di Wimbledon... la cattedrale del tennis... e quando diventi campione... percepisci la grandezza del momento. Non c'è niente di simile. Nel 2008, stavo puntando al record del sesto titolo consecutivo. Giocavo per la storia. Ci siamo ritrovati pari nel quinto ma se mi riguardo indietro mi sento come se l’avessi persa quella sfida già dopo il primo scambio. Alcune sconfitte fanno più male di altre. Sapevo che non avrei mai avuto un'altra possibilità di vincere per sei volte di fila quel torneo. Nel tennis, la perfezione è impossibile... Delle 1.526 partite di singolare che ho giocato nella mia carriera, ho vinto quasi l'80%... Ora, ho una domanda per tutti voi... quale percentuale di punti ho vinto. Solo il 54%. Quando perdi un punto su due, in media, impari a non soffermarti su ogni tiro. I migliori al mondo non sono i migliori perché vincono ogni punto... È perché sanno che perderanno... ancora e ancora... e hanno imparato come affrontarlo. Lavora in modo più intelligente. Adattati e crescerai".

Terza lezione “La vita è più grande di un campo da tennis”

Il tennis mi ha permesso di vedere il mondo, ma non è quello il mondo. È importante avere una vita oltre al proprio lavoro, è importante conoscere, avere amici, avere una famiglia. Motivato da mia madre sudafricana, ho fondato una fondazione per dare potere ai bambini attraverso l'istruzione. Filantropia può significare molte cose. Può significare avviare un'organizzazione no-profit o donare denaro. Ma può anche significare contribuire con le tue idee... il tuo tempo... e la tua energia... a una missione che è più grande di te. Tutti voi avete così tanto da dare e spero che troverete i vostri modi unici per fare la differenza".
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Quarta lezione “Dritto e rovescio”

"Posso avere la mia racchetta molto velocemente? Allora, Il segreto per un buon dritto sta nell’impugnatura. L’altra cosa è che passare dal dritto al rovescio dovrebbe essere facile... Ricordate inoltre che tutto inizia con il gioco di gambe e che nella vita come nel tennis bisogna sempre variare i colpi. Io sono diventato un ex giocatore di tennis, voi invece siete il futuro. Siate gentili gli uni con gli altri... divertitevi e qualunque cosa deciderete di fare fatela sempre al massimo".   
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