Olimpiadi Parigi - Gregorio Paltrinieri: "Grato del mio ruolo nello sport italiano. Brivido olimpico? Non passa mai"

Marco Castro

Aggiornato 26/06/2024 alle 11:01 GMT+2

OLIMPIADI PARIGI - La cerimonia d'apertura si avvicina e il nostro "road to" a suon di interviste prosegue con un protagonista d'eccezione: Gregorio Paltrinieri. Icona del nuoto e dello sport italiano in generale, ultimo erede dei grandissimi del passato. Dal debutto di Londra alla quarta partecipazione olimpica, viaggio ed evoluzione del campione carpigiano.

Gregorio Paltrinieri

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"Ho fatto il panico, non ci hanno capito niente! Mi stanno ancora cercando nel laghetto...". Comincia così una lunga chiacchierata con Gregorio Paltrinieri, raggiante mentre racconta la sua ultima impresa: l'oro nella 10 chilometri agli Europei di Belgrado, frutto di un grande capolavoro tattico. Il modo migliore per approcciare i Giochi olimpici di Parigi, quarta partecipazione a cinque cerchi del quasi 30enne carpigiano, che in Francia sarà nuovamente impegnato sul doppio fronte vasca/acque libere. Per provare a scrivere nuove pagine di una carriera già epocale, lunga oltre un decennio, luminosa come poche altre nella storia del nostro sport.
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L'esultanza di Gregorio Paltrinieri, Nuoto, Getty Images

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una stagione gia' densa

I Giochi devono ancora cominciare, ma la stagione di Gregorio è stata già molto intensa e fitta di appuntamenti. "Difficile dire se sono al punto in cui volevo essere, si può stilare un resoconto della stagione solo alla fine. Sono arrivato a un livello abbastanza buono, ma sicuramente molte cose potevano essere fatte meglio. Alcune mi sono riuscite molto bene, come la 10 km agli Europei: è forse la miglior gara che abbia mai fatto nella mia vita. Così, a caso, senza averla premeditata. Ma sono successe anche cose brutte. Ho vinto molto poco rispetto a quello che potevo vincere. A dicembre ho saltato gli Europei in vasca corta e sono andato ai Campionati italiani, dove mi sono qualificato alle Olimpiadi con un tempo pazzesco. Quindi avrei potuto fare gli Europei. Ai Mondiali di Doha ho fatto tantissime cavolate, le medaglie mi sono proprio sfuggite dalle mani. Penso agli 800, dove ho fatto un’ultima vasca molto lenta e sono arrivato terzo invece che secondo. Penso ai 1500, dove non mi sono neanche qualificato alla finale. Penso alla 5 km, dove sono passato da primo a quinto negli ultimi 100 metri, quando ero quasi sicuro almeno del podio. Insomma, alti e bassi, ma fa parte di ogni stagione. Alla fine tutto quello che è successo prima conterà poco quando saremo a Parigi".

Vincere non stufa mai

L'oro di Belgrado è la 49ª medaglia di Paltrinieri tra Giochi olimpici, Mondiali ed Europei di ogni sorta. Un numero clamoroso. "Diciamo che ti abitui un po’ a quella sensazione perché l’hai già vissuta tante volte, però ogni medaglia è un po’ un mondo a sé. Succedono così tante cose che cerchi di gustarti ogni podio come se fosse il primo. Sono abbastanza abituato a fare gare del genere, a lottare per le prime posizioni, però poi succedono cose che sono poco immaginabili. A Belgrado c’erano tutti i più forti, gli atleti con cui me la giocherò alle Olimpiadi. Una gara di altissimo livello. Ed è venuto fuori qualcosa di non premeditato, non me l’aspettavo. Non mi sentivo in una condizione eccelsa. Non avevo mai seguito una strategia del genere. Uno sprint così lungo, ho iniziato a 1200 metri dalla fine. E quindi sì, magari sei abituato al contesto, ma poi ogni volta è diverso".
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Gregorio Paltrinieri vince la 10 km, Europei Belgrado 2024

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Il brivido olimpico

L'epopea olimpica di Gregorio è cominciata ormai 12 anni fa e il suo modo di avvicinarsi ai Giochi si è evoluto negli anni. "È difficile abituarsi al brivido olimpico, perché passa davvero tanto tempo tra un’edizione e l’altra. Non è una gara che fai così spesso. Ogni volta è qualcosa di diverso e soprattutto tu ogni volta sei diverso, perché passano quattro anni. Magari sei cresciuto tanto e ti approcci in maniera differente alle gare. Per me è stato veramente una cosa nuova ogni volta. A Londra 2012 non ero neanche maggiorenne e ho fatto una gran gara, arrivando quinto. Il massimo che potevo raggiungere in quel momento. A Rio ero super favorito, non perdevo da tre anni, era un’altra situazione. Nella mia testa andavo lì per vincere. A Tokyo stavo arrivando da un altro periodo in cui avevo una grande forma, però mi sono ammalato un mese prima delle Olimpiadi. Parigi è un altro momento ancora. Sono tutte così diverse che ogni volta quasi non ti ricordi com'è, o comunque sono sensazioni differenti da quelle già vissute".

Bolt e il costume sbagliato a Londra

E a proposito degli inizi, cosa ha lasciato la prima avventura olimpica al neanche 18enne Gregorio Paltrinieri? "Di Londra mi ricordo poco, è passato tanto tempo. Ho in mente dei ricordi frammentati, che sono le cose più eclatanti che mi sono successe. Uno dei primi giorni ho mangiato seduto di fronte a Usain Bolt ed è una cosa che mi ricorderò per sempre. Ero un bambino e pensare di essere lì con tutti i più forti del mondo è stato assurdo. Mi ero seduto e dopo un minuto si era piazzato lui davanti a me. Alle Olimpiadi è così, alla fine nella mensa si mangia tutti insieme. Ricordo anche che prima della finale dei 1500 avevo messo un costume che non era omologato e quindi sono dovuto tornare nella zona Italia a cambiarmi! Non volevano farmi gareggiare, neanche entrare sul bordo vasca. Stavo per perdere la mia prima finale olimpica perché avevo un costume non valido! Mi ero sbagliato. In generale ricordo che era stata una grande esperienza e che ero tornato a casa molto contento. Pensando che avrei voluto riprovarci perché era un ambiente bestiale e che avrei voluto giocarmela di nuovo, una volta pronto".
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Gregorio Paltrinieri a Londra 2012

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Il fattore mentale

"La testa è un fattore importante in ogni momento della carriera" racconta Greg a proposito di uno degli aspetti decisivi nello sport ad alto livello. "Certo, la spavalderia che hai da giovane ti aiuta ad affrontare le gare perché magari non valuti veramente il rischio, non lo capisci. Se penso alle mie Olimpiadi di Londra, volevo solo gareggiare, pensavo poco a tutto il resto. Andando avanti, e magari vincendo tanto, entrano in gioco mille altri fattori che ti fanno pensare un po’ di più. Quindi devi stare molto focalizzato sulla gara, l’aspetto mentale va quasi allenato, ogni giorno. Nel senso che devi essere pronto a reggere un carico emotivo molto forte il giorno della gara. E quindi lo provi in allenamento o nelle gare di passaggio e cerchi di formarti e di forgiarti per essere pronto quando servirà. Secondo me è importantissimo soprattutto nelle gare che faccio io, che sono molto lunghe. In piscina nuoto gli 800, che durano 7 minuti, e i 1500, che durano 14-15 minuti. E poi si arriva alla dieci chilometri, che dura due ore. Hai tanto tempo per pensare e a quel punto la testa può essere un grande traino. Se la sai usare bene in quei momenti, se rimani sempre abbastanza lucido".

Pensare durante una gara

In gare che durano tanti minuti, anche ore, può succedere che la mente si focalizzi su qualcos'altro. "Va a momenti - spiega Paltrinieri - Un occhio alla gara lo tengo sempre per capire quello che succede, perché volendo qualcuno potrebbe sprintare al primo o al secondo giro e a quel punto devo essere pronto a reagire. E a volte è successo che non me ne accorgessi subito e a lungo andare nella gara poi lo pagassi, per cercare di recuperare lo svantaggio che avevo preso. Quindi un occhio alla gara c’è sempre, ma nei momenti iniziali pensi più che altro a te stesso, a sentirti bene, alle sensazioni. In questa fase guardo poco gli avversari e cerco di fare meno fatica possibile. Il mio pallino in testa è cercare di risparmiare per arrivare in fondo con tanta energia. Anche perché poi le gare si risolvono in fondo, in uno sprint che può essere di 1000 metri o 400-500, dove sono rimasti solo i pretendenti alla medaglia o pochi atleti di più. Lì si fa la differenza e chi fino a quel punto ha gestito meglio lo sforzo fisico e nuotato meglio ha più possibilità. Ci sono momenti in cui ti svaghi, ma sono davvero istantanei".

Contachilometri rovente!

Gregorio Paltrinieri è un maratoneta del nuoto e sapere quanti chilometri ha nuotato nella sua vita mette i brividi. Lui, però, non conosce il numero preciso. "No, ma si può quantificare! Ogni tanto sento qualcuno che ha fatto il calcolo. Facendo una media: nuoto circa 70 chilometri a settimana, per circa 47 settimane all’anno. Non so quanto faccia, non sono così bravo. Comunque tantissimo! Adesso ho 30 anni e faccio questo chilometraggio da quando ne avevo 16, quindi da 14 anni. E prima dei 16 anni nuotavo comunque tanto, almeno altri 5 o 6 anni a 50 chilometri a settimana".
Soluzione: Gregorio nuota circa 3300 chilometri all'anno e ha nuotato circa 57.000 chilometri da quando ha iniziato la sua carriera!

L'esempio di Kobe Bryant

Non è un segreto che Kobe Bryant sia stato l'idolo di Gregorio Paltrinieri, una vera e propria fonte di ispirazione da cui attingere per performare al meglio. "Spero di aver preso tanto da lui, perché è proprio stato il mio punto di riferimento. Ce ne sono stati tanti, ad esempio Michael Jordan, che però ho vissuto solo tramite video o libri. Quello che più mi ha influenzato è stato Kobe. Di lui mi piace il fatto che ha sempre combattuto tanto anche in momenti difficili, i ritorni dopo ogni infortunio o il fatto che si dice che andasse in palestra due ore prima degli altri. Questa mentalità da vincente, che poi gli ha fatto fare tutto quello che ha fatto. Ci sono tanti giocatori di basket super talentuosi, ma poi c’è qualcuno che ha qualcosa in più e che ti trasmette qualcosa di speciale. Kobe mi invogliava ad allenarmi, fare fatica, soffrire. Perché pensavo che dopo c’era una ricompensa. Il nuoto, poi, è uno sport molto faticoso, dove non puoi perdere un giorno in acqua che perdi tutta la sensibilità. Ed è anche abbastanza noioso. Però a me piace allenarmi e fare fatica e credo di averlo preso da ciò che ho visto in Kobe. A Londra 2012 c'era anche lui, ma non l’avevo incrociato. Però mi è capitato di vedere Team Usa a Rio 2016, erano venuti un giorno allo stadio del nuoto a vedere Michael Phelps che aveva una finale nella sua ultima Olimpiade. Avevo fatto la foto con Klay Thompson, Cousins, Durant e tanti altri. Era stato figo".
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Atene 2004: il mondo scopre Phelps, ecco il suo 1° oro olimpico

la Medaglia olimpica preferita? Impossibile scegliere

Un oro, un argento e un bronzo nella bacheca olimpica di Gregorio Paltrinieri. Ognuno con la sua storia, tanto che è difficile eleggerne una sopra le altre, al di là del metallo. "Sono state tutte e tre assurde. Forse all’oro va data una priorità, ero molto forte in quel periodo. Stavo vincendo tutto e sembrava che non ci fossero rivali. Ma in realtà i rivali ci sono sempre e soprattutto devi arrivarci pronto. A Tokyo non dovevo neanche esserci. I medici mi avevano detto di no, poi io mi ero impuntato ed ero andato lì giusto per onorare l’evento. Non pensavo neanche di andare in finale. Non mi stavo allenando. Potevo nuotare solo aerobico, avevo ancora il fegato gonfio e le analisi sballate, non potevo spingere in acqua. Negli 800 ero entrato in finale con l’ultimo tempo con un decimo sul nono e un decimo non lo controlli, anche se a volte io faccio il giochetto di volere entrare in corsia laterale. Stavo per prendermi una bella fregatura. E poi in finale non so cosa sia successo, ho trovato energie che non sapevo di avere e ho perso l’oro per pochi decimi, alle ultime bracciate. Fino a 5 metri dalla fine ero primo e stavo per vincere il secondo oro olimpico in una condizione assurda. Quasi mi scoccia non avercela fatta! Però ero arrivato stremato. E poi il bronzo nella 10 km, la gara più difficile. Durava due ore, a Tokyo c’era l’acqua a 31 gradi, si moriva di caldo, perdevi 3-4 chili solo a gareggiare. Io ero debilitato, sottopeso e non mi ero allenato. Ed ero già contentissimo dell’argento. E invece anche lì è successo l’assurdo. Non mi ero reso conto che Florian Wellbrock, che poi ha vinto, era scappato subito. E il primo giro pensavo stessimo tutti insieme, cercavo di risparmiare energie. Al primo rifornimento il mio allenatore mi ha detto che Florian aveva oltre un minuto di vantaggio. Ho dovuto recuperare e alla fine ho fatto podio. Insomma, difficile dire quale sia la migliore".

Rivali e molto di piu'

Paltrinieri ha citato uno dei suoi rivali storici, ma qual è il rapporto con i suoi avversari? "Si riesce a essere amici. Ci stimiamo tutti, con tanti mi sono allenato anche per lunghi periodi. Ci conosciamo molto bene, non siamo solo rivali. La stima che c’è è reciproca ed è dovuta soprattutto alle fatiche che condividiamo, ci unisce. Con Domenico Acerenza, con cui mi giocherò qualcosa di importante alle Olimpiadi, mi alleno da 6-7 anni. E così ho fatto per una vita con Gabriele Detti. Anche Romanchuk è venuto in Italia ad allenarsi. Ma anche tanti altri stranieri, li conosco tutti troppo bene, a parte quelli più giovani che stanno uscendo adesso. Siamo molto uniti".
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Domenico Acerenza e Gregorgio Paltrinieri esultano per l'oro conquistato nella staffetta 4x1,5 km mista ai Mondiali di Nuoto in acque libere 2023

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Nuotare nella Senna...forse

Il nuoto in acque libere ai Giochi olimpici di Parigi dovrebbe svolgersi nella Senna, "sfilando" lungo le vie della città. Uno scenario molto suggestivo, che però nella realtà dei fatti sta incontrando ostacoli notevoli. "Ci sono cose buone e altre meno - precisa Gregorio - Quando ho sentito di questa idea, tanti anni, fa ero gasato. Gareggiare nella Senna, il fiume della città, e arrivare sotto la Tour Eiffel sembra molto scenografico. Se fosse fatto in sicurezza sarebbe molto bello. Il problema è che non ce l’hanno fatta, non sono arrivati coi tempi giusti. L’acqua non è ancora pulita, anche se hanno speso tantissimi soldi. Tutte le agenzie specializzate che vanno a controllare i livelli dell’acqua dicono che non si può gareggiare. L’anno scorso dovevamo fare un test event per provare il campo gara, perché di solito alle Olimpiadi funziona così. Tra l’altro in fiume, chi ci nuota di solito in fiume? Noi nuotiamo in mare o in lago. Il fiume è una location assurda, credo che nessuno di noi ci abbia mai nuotato. Quindi dovevano darci la possibilità di provarlo. Ma poi ci hanno bloccato perché l’acqua era sporca. I francesi avrebbero dovuto fare un test qualche settimana fa, ma il problema era sempre lo stesso. E quindi questo è il contro, è quasi un terno al lotto. Ci butteremo in una location completamente nuova e in più è ancora sporco. Manca un mese, è difficile che si risolva, i valori davano ancora un dato tre volte superiore alla norma. Chi studia queste cose dice che sia impossibile abbassarlo adesso. Però non si parla di piano B, quindi secondo me saremo destinati a farlo lì".
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A un mois et demi des épreuves, l'eau de la Seine est encore trop polluée pour autoriser la baignade

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Italia da sogno

L'Italia sta vivendo un'epoca sfavillante in diversi sport, vedi tennis e atletica. Ma il nuoto non è certo da meno, anzi. "È una nazionale fortissima - sorride Gregorio - Da vari anni a dire la verità, già a Tokyo avevamo fatto molto bene quindi dal quadriennio iniziato a Rio. Da lì siamo cambiati come Nazionale, abbiamo iniziato a fare tanti grandi risultati di massa. Il livello si è alzato dappertutto. E questo trascina il gruppo. Adesso se vieni in Nazionale c’è entusiasmo, si vede, si sente. Hanno tutti voglia di gareggiare, siamo tutti molto uniti. Ci sproniamo a vicenda, è un ambiente bello. Non è sempre stato così, non è sempre così. I risultati positivi aiutano anche i giovani a desiderare una situazione del genere. Se vedo uno che vince, ho ancora più voglia di vincere. Vedo quanto è bello, da vicino. È anche difficile fare previsioni, perché alle Olimpiadi tutti i Paesi arrivano presumibilmente al massimo, però sicuramente a livello europeo siamo tra i più forti".
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Thomas Ceccon

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Volto dello sport italiano e la sinergia con Tamberi

Quando si parla di sport olimpico, quello che unisce le varie discipline e che fa respirare l'evento come un unico grande movimento, il nome e il volto di Gregorio Paltrinieri come leader e simbolo vengono subito in mente. Un onore che divide con Gianmarco Tamberi. "È un ruolo davvero molto importante. Quello che penso sempre è che mi sento privilegiato e grato di avere ruolo così perché per me era stato importantissimo vedere figure importanti che mi dessero una linea quando ero più piccolo. Che mi spronassero a fare quello che facevo. Se parlo di sport italiano, mi ricordo che da piccolissimo mio padre mi faceva vedere le cassette di Alberto Tomba (lui era super appassionato di sci) o Valentino Rossi che ci teneva sul divano a guardare le gare. È bello poter pensare che stiamo aiutando un movimento che è quello dello sport italiano. Gimbo è uno dei migliori sportivi che io abbia conosciuto. Lo dico al di là del fatto che siamo amici e che ci sentiamo spesso (durante gli Europei ho guardato la sua gara con la vpn da Belgrado, la mattina dopo io ho vinto e ci siamo chiamati, è stato bello). Tante volte è stato messo in discussione o ha avuto a che fare con gli infortuni, ma nel momento in cui serviva ha sempre dimostrato di poter vincere e questa è una qualità che secondo me hanno in pochissimi. A volte anche sottovalutata. Fa sempre quello che serve quando serve. È assurdo. E da sportivo mi rendo conto di quanto sia difficile una cosa del genere. In più lui si carica tantissimo di responsabilità, è un atleta che vive di queste situazioni. In questo siamo diversi, a lui piace sentirsi il mondo addosso, la prende molto sul personale".

Primi passi e carriere alternative

Dopo 49 medaglie internazionali e una vita di successi a ogni latitudine, Gregorio ha ancora una buona memoria di ciò che sono stati i suoi inizi in questo mondo. "Ricordo bene la prima medaglia che ho vinto, ero molto piccolo. Era un 25 rana, perché io facevo solo rana da piccolo, fino ai 10-12 anni. Era una gara provinciale, mi ricordo benissimo la piscina, quando sono salito sul podio e come ero vestito, la maglietta che avevo. E poi ricordo di quando andavo in piscina con mio padre, forse ero ancor più piccolo. Facevo i corsi e lui mi insegnava, è stato il mio primo maestro. Ricordo che lui mi diceva cosa fare insieme ad altri 50 bambini in piscina. Non avessi fatto nuoto, avrei potuto e voluto giocare a basket. Però questo da molto piccolo, alle elementari. Andando avanti mi sono reso conto che mi piacevano di più gli sport dove ero da solo. Mi ero appassionato tantissimo al tennis e forse se avessi voluto realmente fare un altro sport avrei preferito il tennis al basket. Si sposava di più a come vedevo io lo sport. A come volevo sentirmi io mentre faccio sport. Ci sono alcune sensazioni che provi in uno sport individuale che io ricerco sempre e che trovi solo lì".
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Gregorio Paltrinieri

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Pausa in arrivo

Parigi è alle porte, il focus va inevitabilmente lì e non c'è spazio per divagare su ciò che sarà dopo. Ma col 30° compleanno che incombe (il 5 settembre), è normale chiedersi quale sarà il futuro prossimo di Gregorio Paltrinieri, da metà agosto in poi. "Difficile rispondere, non lo so. Realmente non ci sto tanto pensando, perché voglio arrivare a Parigi senza la pressione di sapere già quello che farò dopo. Voglio lasciarmi questo dubbio. Di una cosa sono sicuro: mi serve uno stop. Non mi sono mai fermato tanto, quindi sicuro dopo le Olimpiadi mi fermerò. Per un periodo e per fare mente locale su tutto. Gareggiare mi piace, lo farei per sempre. Sono sicuro che mi mancherà quando smetterò, però devi anche essere conscio che non lo puoi fare per sempre. E poi sarebbe difficile farlo se mi vedessi in fase calante. Vediamo come va tutto e poi deciderò".

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