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Tour - Pogacar farà doppietta? Come stanno Vingegaard, van Aert e van der Poel? Roglic può vincere? Le 10 domande

Eurosport
DaEurosport

Aggiornato 28/06/2024 alle 14:40 GMT+2

TOUR DE FRANCE - A poche ore dall'inizio della 111ª edizione della Grande Boucle, abbiamo fatto 10 domande alla redazione ciclismo di Eurosport. Dal tentativo storico di Pogacar al rientro di Vingegaard, dalle ambizioni di Roglic ed Evenepoel al ruolo di van Aert e van der Poel, passando per italiani, sorprese e non solo.

Da Firenze a Nizza: il percorso completo del Tour de France 2024

Sarà la splendida cornice di Firenze a battezzare il Tour de France numero 111. La corsa più importante del mondo comincia dall'Italia per la prima volta nella storia e presenta una startlist ancor più clamorosa del solito. C'è Tadej Pogacar, che dopo il trionfo al Giro cerca una doppietta che manca dal 1998. C'è il re delle ultime due edizioni Jonas Vingegaard, al rientro dopo la tremenda caduta ai Paesi Baschi. Ci sono altri due fuoriclasse assoluti come Primoz Roglic e Remco Evenepoel. Ma saranno al via anche fenomeni che ci hanno fatto innamorare in diversi contesti come il campione del mondo Mathieu van der Poel e Wout van Aert. La lista è interminabile. Tra i 176 corridori al via ci sono solo 8 italiani (non è record negativo, ma poco ci manca) e tra questi ci sono anche il neo campione nazionale Alberto Bettiol e il detentore della maglia a pois Giulio Ciccone. Per capire che Tour sarà, abbiamo fatto qualche domanda alla redazione ciclismo di Eurosport.
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Pogacar incantato dalla folla di Firenze: "Che piacevole sorpresa!"

Pogacar punta alla doppietta Giro-Tour che manca dal 1998: perché può farcela e perché no?

Luca Stamerra: Può farcela perché, indubbiamente, a parte le vittorie, è il corridore più in forma della stagione. L'impressione è che si sia studiato, alla perfezione quest'anno, i tempi tra una corsa e l'altra, cosa che invece gli era stata un po' indigesta nelle passate stagioni. Gli avversari, però, sono di livello e c'è comunque un coefficiente di difficoltà alto. È vero che al Giro ha corso da solo, ma tre settimane di Giro non sono uno scherzo.
Carlofilippo Vardelli: Può farcela perché è indubbiamente il ciclista più generazionale della sua era. Può farcela perché ha vinto il Giro d'Italia sbadigliando. Può farcela perché proprio recentemente ha dichiarato che non si è mai sentito così bene in sella ad una bicicletta. L'unica minaccia? Il danese volante Jonas Vingegaard, che lo ha battuto nelle ultime due edizioni.
Marco Castro: Può farcela perchè arriva sull'onda dell'entusiasmo del trionfo al Giro e non si è mai sentito così bene (ipse dixit, nonostante il Covid contratto dieci giorni fa). Può farcela perchè già nella prima settimana può provare a fare la differenza e valutare le incognite che aleggiano su alcuni rivali. Ha una squadra dal valore tecnico immenso, anche se alcuni corridori abituati a fare i capitani dovranno spalleggiarlo. L'unico rischio è voler strafare, spendere tante energie per traguardi intermedi e vittorie di tappa. Una tattica che potrebbe presentare il conto nella terza settimana.
Giulio Martina: Adesso o mai più. Pogacar si presenta nella miglior condizione possibile alla Grand Boucle e per quanto visto al Giro d'Italia le premesse per l'impresa ci sono tutte. Inoltre, lo sloveno potrà contare su una squadra di altissimo livello, affiancato da uomini del calibro di Ayuso, Almeida e Yates. Gli avversari non mancheranno, ma il Giro dei Paesi Baschi ha servito un assist d'oro a Tadej, condizionando l'avvicinamento dei vari Vingegaard, Evenepoel e Roglic. L'unica incognita può essere rappresentata dalla terza settimana. Sebbene sia riuscito a gestire bene gli sforzi al Giro d'Italia, la fatica del doppio impegno potrebbe emergere nelle tappe conclusive.
Michele Neri: Sono convinto che il prossimo 21 luglio Tadej Pogacar porterà a termine la missione e sulle strade di Nizza siglerà la doppietta Giro-Tour. Innanzitutto perché sta benissimo e meglio di chiunque altro. Nel 2024 ha fatto praticamente piazza pulita ovunque è stato. E il Giro, dominato in lungo e in largo, lo ha rinvigorito più che sottrargli energie. Non credo si ripeterà una sconfitta come quella del 2022 (perché la UAE è molto forte e non lo lascerà solo) né come quella del 2023. Se un anno fa, infatti, a causa della caduta alla Liegi la sua condizione fisica era precaria, e sul Col de la Loze si autodichiarò "finito", questa volta sono gli avversari (su tutti Vingegaard) a dover smaltire acciacchi. A tradire Pogacar, aldilà degli imprevisti, credo possa essere soltanto l'istintività. La concorrenza non manca, dovrà dimostrarsi abile a leggere i momenti della corsa.
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Scatti a ripetizione, vittorie, regali: il dominio di Pogacar in tutte le lingue del mondo

Vingegaard rientra dopo il tremendo infortunio patito ai Paesi Baschi, sarà competitivo per puntare al tris consecutivo?

Luca Stamerra: Con un Vingegaard senza infortuni non ci sarebbe stata nemmeno competizione. Vingegaard ha dimostrato, in questi anni, di essere il corridore più forte in assoluto in salita, è fortissimo anche a cronometro, ed è molto attento e equilibrato durante le tre settimane. Detto ciò, l'infortunio patito ad aprile è stato grave, tanto da rimanere in ospedale una quindicina di giorni. Dobbiamo essere chiari: non sarà il favorito n° 1 per la vittoria del Tour.
Carlofilippo Vardelli: La riposta a questa domanda la conoscono solamente Vingegaard e la Visma, o forse nemmeno loro. Credo che la parte più difficile sarà l'impatto, dopo quasi tre mesi senza gare ufficiali. Mettiamola così: se Jonas è vicino anche solo all'80% della forma, può tranquillamente lottare per la vittoria; mentre se la condizione non arriva, il danese userà il Tour come rampa di lancio verso la Vuelta.
Marco Castro: Si dice che se il danese ha deciso di partecipare è perchè si sente competitivo. Credo siano più che altro parole di facciata, perchè dal disastro ai Paesi Baschi non è ancora rientrato in corsa e il "ritmo gara" è tutto da verificare. Soprattutto in una corsa come il Tour de France, che tra l'altro comincerà con una prima settimana tutt'altro che banale. Gli avversari, probabilmente, lo testeranno subito, Pogacar in primis. E lui dovrà dimostrare di essere davvero pronto. Tris molto complicato.
Giulio Martina: Il danese è tornato ad allenarsi in bicicletta il 7 maggio, dovendo ricostruire da zero la condizione in meno di due mesi. Tornerà in gara proprio al Tour de France e onestamente risulta difficile inserirlo tra i favoritissimi di questa edizione. Va inoltre considerato che questo 2024 non ha visto brillare la Visma Lease a Bike e la perdita di un gregario di lusso come Kuss è un altro fattore a sfavore di Vingegaard.
Michele Neri: Se ha deciso di presentarsi al via, significa che crede di poter vincere ancora. Ma la terza sinfonia di Jonas Vingegaard ad oggi mi sembra improbabile. Per quello che ha vissuto negli ultimi due mesi e mezzo, è difficile che il campione delle ultime due edizioni sia al 100% da subito e verosimilmente impiegherà un po' di tappe per tornare se stesso. A mio avviso potrà regalare spettacolo nel gran finale, dove ci sono tre tappe che possono stravolgere la classifica, e così finire sul podio. Ma perché il tris sia alla portata dovrà cercare di non incassare troppi colpi prima. E questo purtroppo non dipenderà totalmente da lui. Se Pogacar e gli UAE spingeranno sull'acceleratore già dalle tappe iniziali, infatti, per Vingegaard saranno guai. A quel punto solo una grande prestazione dei Visma (senza Sepp Kuss) potrebbe tenerlo a galla.
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Vingegaard non si sbilancia: "Per me è già una vittoria essere qui"

A quasi 35 anni, Roglic va a caccia della tripla corona: percorso e squadra a disposizione sono idonei a questo obiettivo?

Luca Stamerra: L'età per Roglic non è un ostacolo. Vincere, oggi, un Tour a 35 anni sembra impensabile, ma lo sloveno ha cominciato tardi la sua carriera (a 25 anni) e quindi non ha ancora esaurito il suo fuoco interiore anche se, lo sa anche lui, siamo agli sgoccioli. La stagione non è andata benissimo fino ad ora, considerando il tempo che ci vuole per ambientarsi in una nuova squadra. Uno dei direttori sportivi della Bora ha confessato che agli inizi è stata un po' dura, non avendo una routine con la squadra. Tanto che pativa il freddo, perché i body della Bora erano meno pesanti della Jumbo... Si è un po' ripreso, diciamo, ma anche lui non è il favorito n° 1. Ma Roglic è Roglic e riesce sempre ad inventarsi qualcosa.
Carlofilippo Vardelli: Se dimentichiamo il fattaccio dei Paesi Baschi, quello di Primoz Roglic è stato un avvicinamento più che discreto al Tour de France. Anche la squadra, questa nuova Red Bull-Bora, sembra veramente competitiva, con almeno due grandi corridori che lo aiuteranno in salita: Hindley e Vlasov. La domanda è un'altra: Roglic al top della forma può battere Pogacar al top della forma? Credo che la grande occasione di Primoz sia svanita nel 2020, quando era lui il Pogacar della situazione. Ok che nel ciclismo l'imprevisto è sempre dietro l'angolo, ma i miracoli li fanno solamente i santi.
Marco Castro: Se Roglic resta lontano dai guai, è l'avversario più credibile del connazionale Pogacar in questo Tour. Per giocarsela sul serio, però, dovrà pedinare Tadej giorno dopo giorno, restando pronto ai possibili attacchi che il re del Giro può sferrare su ogni terreno. Non c'è spazio per i passaggi a vuoto e i calcoli, leggasi ultima tappa al Delfinato. Al suo fianco avrà due colossi della montagna come Hindley e Vlasov, ma la loro abnegazione sulle tre settimane è tutta da verificare. Le crono gli sono amiche, ma vale lo stesso anche per i suoi rivali più forti..
Giulio Martina: Tutto lascia pensare che la sfida per la maglia gialla sarà un affare tra i due sloveni. Roglic ha dimostrato la sua forza al Delfinato e lo ha fatto alla sua maniera. Pogacar dovrà correre in maniera più accorta rispetto a quanto fatto al Giro e l'eventuale marcatura tra le grandi squadre potrebbe favorire le fucilate del capitano della BORA Hansgrohe. E anche lui sulle montagne avrà gregari di spessore: Hindley e Vlasov.
Michele Neri: Primoz Roglic ha una squadra di altissimo livello. Visti i tanti punti interrogativi in casa Visma, forse solo la UAE è paragonabile alla Bora. Il vincitore del Giro 2023 può fare da terzo incomodo tra Pogacar e Vingegaard. Dopo i primi mesi di rodaggio con il nuovo team e la caduta ai Paesi Baschi, al Delfinato ha messo in mostra dei progressi, con un successo a due facce. Il crollo negli ultimi km della tappa finale lascia infatti delle perplessità per le salite che arriveranno, che saranno tante, e alcune logoranti (vedi la Bonette). Quella crono posta lì alla fine, invece, è intrigante. Sulla carta è perfetta per lui. Peccato che lo sia anche per Pogacar. Quattro anni dopo la beffa a la Planche des Belles Filles, potrebbe riprendersi tutto con gli interessi. E se invece incasserà un altro ko simile dal connazionale, significherà che avrà disputato un ottimo Tour, non scontato.
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Evenepoel all'esordio al Tour: punterà alla classifica da mina vagante o si dedicherà alle tappe?

Luca Stamerra: Punterà alla classifica, sicuramente, fin quando si accorgerà di dover puntare alle tappe.
Carlofilippo Vardelli: Tanti dubbi su Evenepoel. Tantissimi. Le cadute, lo shock dei Paesi Baschi, una maturazione complessiva che forse non è ancora arrivata, avversari di primissimo livello. Sicuramente Lefevere e Remco hanno impostato il Tour per giocare da protagonisti, anche in classifica, ma la verità sul fenomeno belga la conosceremo solamente dopo il Galibier e gli sterrati di Troyes.
Marco Castro: Remco ha vinto una Vuelta, vero, ma nelle altre partecipazioni ai Grandi Giri è sempre stato respinto, per un motivo o per l'altro, in chiave classifica. E qui siamo al Tour, il meglio del meglio, con un parterre straordinario. Anche lui è in fase di recupero dopo i Paesi Baschi e al Delfinato non ha rubato l'occhio (crono a parte). Se si mette in testa di puntare alle tappe, può anche essere il miglior attore protagonista di questo Tour. Facesse classifica avrebbe un ruolo molto più secondario e credo che già una top 5 sarebbe un risultato eccelso.
Giulio Martina: Il fenomeno belga non si è mostrato ai massimi livelli al Delfinato. In salita ha pagato e non poco rispetto agli avversari, l'obiettivo podio potrebbe non essere alla portata in questa edizione. Il Galibier, alla quarta tappa, sarà già un esame decisivo per lui. In caso di crolli, sarà uno dei protagonisti delle fughe in alta montagna.
Michele Neri: Non penso che ci sarà spazio per Remco Evenepoel nelle zone alte della classifica. Non arriva a questo Tour nel migliore dei modi, su tre settimane potrebbe non essere all'altezza degli altri tre big, e forse la Grande Boucle non è nemmeno una priorità per il 24enne belga, che sa di avere più chance alle Olimpiadi e ai Mondiali. Ovviamente non si limiterà a partecipare. Dunque, aspettiamoci qualche lampo, come alla Vuelta 2023, soprattutto all'inizio. Vediamo se riuscirà a conquistare la prima maglia gialla a Rimini, poi di certo si giocherà le sue carte nella cronometro del 5 luglio.
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Evenepoel: "La prima maglia gialla non è un obiettivo, puntiamo più in alto"

C'è anche van der Poel: il campione del mondo farà rodaggio olimpico o andrà all'attacco?

Luca Stamerra: Farà rodaggio andando all'attacco. Non corre da aprile, quindi servirà alzare un po' i giri del motore proprio per arrivare al top all'appuntamento di Parigi.
Carlofilippo Vardelli: VDP ha raggiunto uno status etereo, intoccabile. Corre, vince, sparisce dai radar, torna, rivince, sparisce di nuovo, ecc ecc, ecc... Ad oggi il suo calendario dice solamente sette giorni di corsa, quindi in primis dovrà ritrovare quel fantastico colpo di pedale mostrato in primavera. In generale, poi, credo che si muoverà come l'anno scorso, da battitore libero. Qualche fuga, qualche sgasata, qualche magata per Philipsen, e tanto "rodaggio" in salita per arrivare pronto a Parigi.
Marco Castro: Solo sette giorni di corsa nel 2024 per il campione del mondo, tutti concentrati tra il 16 marzo e il 21 aprile. Il figlio di Adrie ci ha abituati a rientrare a cannone alle corse e la prima tappa potrebbe stuzzicarlo, ma lo vedo piuttosto sornione in questo Tour. Parigi è troppo importante. Andrà all'attacco, certo, perchè è nella sua indole. E aiuterà Philipsen, perchè ha dimostrato di essere anche un uomo squadra clamoroso. Ma non aspettiamocelo a tutta ogni giorno, anzi.
Giulio Martina: La prima tappa sarà un'occasione ghiotta per l'olandese, ma nella prima settimana l'obiettivo sarà lanciare Philipsen nei tanti (probabili) sprint in programma. L'Alpecin vuole ambire alla maglia verde e serviranno gambe fresche per vincere la lotta contro la Lidl Trek.
Michele Neri: Mathieu van der Poel non darà l'anima sulle strade del Tour, ingolosito com'è dalla medaglia d'oro olimpica ai piedi della Torre Eiffel. L'ultima sua gara risale a fine aprile (Liegi-Bastogne-Liegi), deve riattivare le gambe e ha scelto la corsa più prestigiosa per farlo. Mi aspetto che un po' aiuti Philipsen, lo ha già fatto (e in modo fantastico) alla Milano-Sanremo. Ma spero che decida di fare anche la voce grossa, almeno in una tappa. A San Marino, sul San Luca o in una fuga, scelga lui. Ma ne prenda di mira almeno una. Perché quando si agita van der Poel, il ciclismo è più bello per tutti.
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Van der Poel: "Voglio vestire la maglia gialla ma le tappe italiane sono dure"

Che ruolo avrà van Aert nella Visma? Uomo squadra o battitore libero?

Luca Stamerra: Se la Visma l'ha portato al Tour, è per fargli fare un po' di lavoro di gregariato per Vingegaard. Forse quest'anno si prenderà un po' di licenza in più perché, anche lui, venendo da un infortunio, non può essere lo stesso gregario visto nelle passate stagioni.
Carlofilippo Vardelli: Due possibilità: o gregario instancabile per Jonas Vingegaard, o pazzo scatenato come al Tour de France del 2021 (vittorie sul doppio Ventoux, a cronometro, e sui Campi Elisi). La prima opzione è quella più team-friendly, la seconda è quella più divertente. Dipenderà tutto dalla condizione del danese.
Marco Castro: La prima settimana ci darà già indicazioni importanti in chiave Vingegaard e quindi anche su che ruolo possa vestire Wva. Se il danese dovesse saltare, la Visma avrebbe in Matteo Jorgenson un nobile piano B, ma forse anche il belga sarebbe più deresponsabilizzato. Rientrato al Tour of Norway e ai campionati nazionali senza forzare, anche lui probabilmente deve capire a che punto è. La mia speranza è che nelle tre settimane, al di là della strategia di squadra, riesca a trovare spazio e gamba per vincere una tappa.
Giulio Martina: La caduta alla Attraverso le Fiandre ha condizionato pesantemente la primavera di Van Aert. L'assenza di Kuss responsabilizza tutti i membri della sua squadra e il belga dovrebbe essere uno dei lavoratori più importanti al servizio di Vingegaard. Una vittoria di tappa al Tour resta però un traguardo troppo prestigioso per non provare qualche azione.
Michele Neri: Ancor più di un anno fa Wout van Aert dovrà dare manforte al suo capitano. La Visma, infatti, arriva al Tour con tanti corridori non al top (compreso van Aert) e il forfait di Sepp Kuss ha complicato ulteriormente i piani. Il belga sarà quindi una risorsa imprescindibile per Vingegaard e/o Jorgenson e avrà meno spazi di libertà. Ma anche senza agire da battitore libero potrebbe dire la sua in qualche tappa, ammesso che stia bene. Nel 2023 fu un gregario prezioso e rimase a bocca asciutta ma partecipò a diverse volate. Potrebbe riprovarci in quest'edizione. Se poi per caso il Tour di Vingegaard e Jorgenson dovesse andare molto male, van Aert potrebbe divertirsi pure in qualche fuga.
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La pattuglia italiana è davvero ridotta all'osso, ma ci sono nomi interessanti: cosa aspettarsi da loro?

Luca Stamerra: Bettiol sarà sicuramente un protagonista, volendo mostrare la sua nuova maglia tricolore. Ballerini darà tutto affinché Cavendish centri il record di vittorie di tappa e sono molto incuriosito da Gazzoli.
Carlofilippo Vardelli: Su due piedi credo che Moscon, Formolo e Sobrero saranno devoti al gregariato, così come Gazzoli e Ballerini. Intrigante Luca Mozzato, che sta vivendo la miglior stagione della carriera e potrebbe cogliere qualche piazzamento importante; stuzzicanti Giulio Ciccone e Alberto Bettiol, due dei migliori 10 ciclisti che abbiamo in Italia. Sull'abruzzese nutro sogni di bis in maglia a pois, mentre il nuovo campione italiano deve assolutamente puntare a una vittoria di tappa.
Marco Castro: Alberto Bettiol e Giulio Ciccone rientrano nel meglio che l'Italia del ciclismo su strada possa offrire in questo momento storico. Stanno bene e dunque hanno le carte in regola per farci divertire, puntando a una vittoria di tappa e nel caso di Giulio a una maglia a pois bis. Mi piacerebbe vedere Formolo e Moscon all'attacco, ma temo siano devoti ai loro capitani come anche Sobrero, Ballerini e Gazzoli. Occhio a Mozzato, che in una Arkea potenzialmente garibaldina può dire la sua.
Giulio Martina: Il ko Di Geoghegan Hart ha stravolto i piani della Lidl Trek di Ciccone. Almeno inizialmente sarà lui a curare la classifica, ma l'abruzzese ha sempre dato il meglio con la testa libera da calcoli. La maglia a pois vinta nel 2023 insegna. Per Bettiol le tappe italiane sono un boost di motivazione, vorrà sicuramente onorare la maglia di campione italiano.
Michele Neri: L'Italia deve assolutamente sfatare il tabù delle vittorie di tappa al Tour che continua dal 2019 ma con soli 8 corridori è difficile che accada. Speranze appese ad Alberto Bettiol e Giulio Ciccone. Bettiol, fresco di titolo nazionale, penserà soprattutto alle Olimpiadi ma può imporsi in un arrivo. Ciccone, se in qualche salita resterà con i migliori, alla fine potrebbe pure regalarsi un successo di spessore. L'abruzzese difficilmente farà classifica, meglio che punti ad un'altra maglia a pois. Luca Mozzato sogna di vincere una volata atipica, mentre Davide Formolo è imprevedibile. Gli altri 4 tricolori serviranno cause molto importanti. Gianni Moscon è un fido scudiero di Remco Evenepoel, Matteo Sobrero di Primoz Roglic. E i due Astana, Michele Gazzoli e Davide Ballerini, spingeranno Mark Cavendish verso il record di vittorie.
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Tutti gli italiani salutano la maglia a pois di Ciccone: che passerella per Giulio

Chi vincerà la maglia verde?

Luca Stamerra: Senza dubbio Jasper Philipsen.
Carlofilippo Vardelli: Dire un nome diverso da Jasper Philipsen è veramente difficile.
Marco Castro: Jasper Philipsen è già stato detto?
Giulio Martina: Nonostante Mads Pedersen sia il corridore più completo al via, l'accoppiata Philipsen-van der Poel mi fa propendere per il vincitore dell'ultima Sanremo. Un pronostico dettato anche dal percorso che prevede un numero elevato di tappe pianeggianti e poche occasioni per volate ristrette. La prima settimana sarà già fondamentale per le sorti della classifica a punti.
Michele Neri: Jasper Philipsen. Senza se e senza ma.
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Philipsen, niente pokerissimo ma la maglia verde è sua: rivivi la premiazione

Chi sarà la rivelazione della corsa?

Luca Stamerra: Dico Romain Grégoire. In realtà abbiamo già imparato a conoscerlo l'anno scorso alla Vuelta, ma è al suo primo Tour. Sarà un attaccante, da molti indicato come il 'nuovo Alaphilippe', e sono sicuro che ci farà divertire.
Carlofilippo Vardelli: Vado letteralmente pazzo per Maxim Van Gils della Lotto, mentre in classifica generale scelgo Carlos Rodríguez Cano.
Marco Castro: Derek Gee. Al Giro d'Italia 2023 fece il diavolo a quattro e al recente Giro del Delfinato ha dimostrato di aver fatto un ulteriore salto di qualità, chiudendo terzo nella generale. Me lo aspetto grande protagonista anche sul palcoscenico più importante in assoluto.
Giulio Martina: Mi aspetto molto da Romain Gregoire. Il classe 2003 ha sfiorato il successo nell'ultima Vuelta, secondo a Laguna Negra, e ha riconfermato il suo talento in questo avvio di stagione. Una vittoria al suo primo Tour de France sarebbe la definitiva consacrazione.
Michele Neri: Più che un previsione, una speranza: Egan Bernal.
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Bernal si sente a casa: "Devo rispondere in inglese o posso farlo in italiano?"

Chi vestirà la prima maglia gialla?

Luca Stamerra: Giochiamocelo subito: Alberto Bettiol.
Carlofilippo Vardelli: Dico Wout van Aert perché se lo meriterebbe.
Marco Castro: Tadej Pogacar.
Giulio Martina: Più con il cuore che con la testa, dico Alberto Bettiol. Le gambe ci sono, il terreno per provare un'azione delle sue non manca. La Firenze-Rimini offre un percorso da classiche, gli uomini più attesi sono altri (Van der Poel e Van Aert su tutti) ma per il toscano è la migliore occasione per indossare la maglia gialla.
Michele Neri: Mathieu van der Poel.
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Le 5 tappe da non perdere: Galibier, sterrati, crono

Dove e quando seguire il Tour de France 2024 in Diretta tv e live streaming

Il Tour de France 2024 sarà trasmesso in DIRETTA su Eurosport 1 e 2 (Canali 210 e 211 di Sky e su DAZN) con la telecronaca di Luca Gregorio e Riccardo Magrini e commento bonus di Moreno Moser e Wladimir Belli. Se non volete perdervi neanche un metro delle 21 tappe di questa edizione, potrete seguire il Tour de France in DIRETTA INTEGRALE, dal km 0, in streaming su Discovery+ (Scopri l'offerta) con tanti contenuti esclusivi in più. Sarà anche possibile recuperare tutte le corse On Demand su smarthpone e tablet.

A quanto ammonta il montepremi?

Per questa edizione 2024 gli organizzatori hanno mantenuto il montepremi degli anni passati, con il vincitore del Tour de France che guadagnerà 500 mila euro, quasi il doppio del vincitore del Giro d'Italia. 11 mila euro al vincitore di una singola tappa, 20 mila euro al supercombattivo dell'edizione. Ecco il montepremi completo.
PiazzamentoPremi
500.000
200.000
100.000
70.000
50.000
23.000
11.500
7.600
4.500
10°3.800
11°3.000
12°2.700
13°2.500
14°2.100
15°2.000
16°1.500
17°1.300
18°1.200
19°1.100
Dal 20° al 160°1.000

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Pogacar, Vingegaard, Roglic, van der Poel: i big da seguire

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