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Van Gaal racconta il cancro alla prostata in un documentario: "Ci puoi convivere. Io ci ho fatto il ct ai Mondiali"

Luca Stamerra

Pubblicato 19/06/2024 alle 21:15 GMT+2

CALCIO - Louis van Gaal è sorridente ai microfoni di AS, raramente lo si è visto così in carriera. L'ex allenatore olandese è qui per parlare di un documentario che lo ha visto protagonista, per parlare di cancro alla prostata. L'ex ct della Nazionale parla della sua esperienza, di ciò che ha vissuto e di come lo ha vissuto durante i Mondiali 2022 in Qatar, in cui ha portato l'Olanda ai quarti.

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Van Gaal è protagonista un documentario dal titolo 'Sempre positivo', un documentario che tratta del tema del cancro alla prostata, girato per sensibilizzare l'opinione pubblica su questo tema. Lo sta facendo in Spagna, dove è in cura per il cancro che lo 'accompagna' ormai da tre anni, ma l'ex ct della Nazionale olandese vuole mandare un messaggio a tutti. È un problema col quale si può convivere e, nel mentre, ci si può anche fare il commissario tecnico durante un Mondiale. L'ex allenatore ha spiegato, in un'intervista ad AS, proprio come ha fatto a convivere con questa problematica durante l'ultimo Mondiale in Qatar, in cui è riuscito comunque a sostenere il ruolo di ct dell'Olanda, arrivata fino ai quarti contro l'Argentina che ha poi vinto il titolo. Memorabile fu il suo faccia a faccia con Messi. Ecco il suo racconto...

Sono abituato alla morte

Vengo da una famiglia in cui siamo nove fratelli. Sono il più piccolo. Mio padre morì quando avevo 11 anni. È morto a 53 anni. La mia prima moglie, invece, è morta a 39 anni. E tutti i miei fratelli sono morti troppo presto. Sono abituato alla morte. Ecco perché so che la morte fa parte della vita e puoi affrontarla. Quando ho saputo per la prima volta che avevo il cancro ho detto 'Okay, non è una buona notizia, ma è meglio che provi a fare qualcosa al riguardo'. Ogni essere umano può reagire in modo diverso. Ecco perché dico 'Sii te stesso'. [Van Gaal a AS]
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Louis van Gaal a colloquio con van Dijk e gli altri giocatori durante Argentina-Olanda - Mondiali Qatar 2022

Credit Foto Getty Images

Lo posso affrontare, era così anche al Mondiale

Convivo con la malattia da poco più di tre anni, tra radiazioni, iniezioni di ormoni, operazioni, cateteri e sacche di urina. È incredibile, ma posso gestirlo. Ci sono riuscito, e sono riuscito a farlo anche lavorando durante gli ultimi Mondiali. Penso addirittura che durante il Mondiale ci sia riuscito ancora meglio, perché avevo un obiettivo. E con il processo del cancro accade lo stesso che con il processo di essere un allenatore, cerchi un obiettivo. Per me è stato positivo affrontare entrambe le cose

Non l'avevo detto ai miei giocatori, pensavo fosse meglio così

Poiché all'inizio pensavo che la cosa migliore per loro fosse non saperlo, l'ho nascosto il più possibile. Era la cosa logica. Nel pomeriggio dovevano andare a riposare e io ne ho approfittato per dormire più che potevo. E i miei assistenti hanno lavorato alla riunione tecnica. Poi sono andato in cura di notte, senza che nessuno mi vedesse. E così via. È così che ho potuto farlo. Quando sono stato chiamato ct? Mi hanno chiamato quando ero già stato operato, avevo fatto 25 sedute di radioterapia, iniezioni ormonali. Non credo sia stato coraggioso accettare quella sfida. Ho chiesto al mio team e hanno accettato, e sono davvero grato a loro. Come alla Federcalcio olandese

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