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Milan, Paolo Maldini: "La vicinanza ai giocatori non si spiega al proprietario su un foglio excel"

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Pubblicato 27/06/2024 alle 19:58 GMT+2

CALCIO - Tra frecciate e ricordi, Paolo Maldini parla al podcast AKOS di Luca Gemignani: nel corso della chiacchierata c'è spazio anche per un passaggio circa la proprietà straniera dei rossoneri nel periodo in cui l'ex bandiera del Diavolo ha lavorato come dirigente.

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Parla Paolo Maldini e quando lo fa la dichiarazione "da titolo" arriva puntale. Lo ha fatto in una lunga intervista concessa al podcast AKOS di Luca Gemignani, dove ha parlato sì della sua carriera da calciatore, tutta con la maglia del Milan, ma anche del periodo da dirigente. Ed è proprio qui che arrivano le parole più interessanti, da sottolineare. "Da dirigente ho cercato di supportare i ragazzi più giovani che si trovano a dover sopportare una forte pressione. Purtroppo le tante proprietà straniere che arrivano non conoscono bene l’argomento e non vogliono neanche affrontare quel tipo di problema. Sappiamo benissimo qual è l’importanza di un supporto, anche a livello morale ai giocatori, sia prima che dopo le partite che durante gli allenamenti. Dico sempre che sono cose non tangibili, ma che fanno le fortune dei club. E le cose non tangibili, difficilmente si possono spiegare in un foglio excel al proprietario, sono fuori dalla portata o dalla possibilità di controllo di un proprietario".

Su Berlusconi

"Il Milan è stata tra le prime squadre al mondo ad aver creduto nel centro sportivo. Certo, non era il centro sportivo di oggi, ma c’erano già due campi, gli spogliatoi… C’era un’idea di luogo dedicato e isolato. Con l’arrivo di Berlusconi, che ha preso una squadra che lottava per le prime 3-4 posizioni con una delle difese più forti di sempre, lui ha portato un’organizzazione aziendale che ha portato tutto e tutti al massimo livello. Non solamente a livello a calcistico, ma anche per comunicazione, organizzazione e rispetto dei ruoli".

Ronaldo o Van Basten?

"Lo si può considerare tra i più forti di sempre. Marco al di là dei numeri, del fatto che potesse calciare di destro e sinistro, del fatto che era alto 1,88, che fosse veloce, che fosse cattivo, poi aveva anche questa capacità di essere bello nei suoi gesti tecnici. Marco già con quello che ha fatto, ha smesso a 28 anni praticamente, è da considerare tra i primi cinque attaccanti di sempre. Quello che aveva Ronaldo, che sinceramente non aveva quasi nessuno, o perlomeno quando un giocatore aveva quel tipo di velocità di impatto fisico non aveva la tecnica di Ronaldo. Riusciva a fare determinate cose con una velocità che nessun altro aveva e quindi abbinava controllo fisico, velocità e forza a una tecnica che era sinceramente in quei 3-4 anni lì era straordinaria”-
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