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Serie A, la Juventus di Andrea Pirlo: i 3 punti chiave della tesi del tecnico

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Aggiornato 18/09/2020 alle 07:16 GMT+2

Nel suo lavoro finale, “Il calcio che vorrei”, il nuovo tecnico bianconero ha espresso i principi alla base del suo gioco, ispirato al Barcellona, al Milan di Ancelotti e alla Juve di Conte. L'ex centrocampista ha ottenuto il patentino Uefa Pro con la votazione di 107/110.

Andrea Pirlo, allenatore della Juventus

Credit Foto Getty Images

"Un calcio propositivo, fatto di possesso e di attacco". Questo l'incipit della tesi di Andrea Pirlo, discussa lunedì scorso a Coverciano, atto conclusivo del percorso compiuto dall'allenatore della Juventus per ottenere la licenza Uefa Pro. E potersi finalmente accomodare sulla sua prima panchina di Serie A. 107/110 la votazione finale, Renzo Ulivieri il relatore. Il debutto ufficiale, invece, è fissato domenica sera allo Stadium contro la Sampdoria.
A leggere le trenta pagine elaborate dall'ex centrocampista della Nazionale torna in mente il il film d'esordio di Paolo Sorrentino: "L'uomo in più". Il protagonista dell'opera prima del regista napoletano è un ex calciatore che vuole diventare allenatore e che si prepara alacremente al suo debutto in panchina. Il lungometraggio si concentra sul calcio teorico, fatto di schemi e di lavagne tattiche. Abbiamo estrapolato tre punti chiave del documento pubblicato dalla FIGC, i più significativi per comprendere meglio come sarà la Juventus di Andrea Pirlo, "una squadra che si ispirerà al Barcellona di Cruijff e poi quello di Guardiola, all’Ajax di Van Gaal, al Milan di Ancelotti e alla Juventus di Conte".

1) Possesso palla e gioco di posizione

Il primo diktat del Maestro è tenere il pallone il più possibile finché si attacca. L’aspetto più importante del gioco sono per l’appunto le posizioni, da rispettare il più possibile, aspettando che sia il pallone ad arrivare dal giocatore e non il contrario. Non si pensi però ad una struttura statica, dato che Pirlo preferisce che ad occupare una posizione non sia sempre lo stesso giocatore, per garantire imprevedibilità e scombinare la difesa avversaria. In fase offensiva non avrà un modulo fisso, ma almeno in partenza sarà un 3-2-5 o un 2-3-5. Attaccherà la linea avversaria con almeno 5 giocatori, che spesso potranno diventare 6 o 7.
A pagina 18 il riferimento a CR7 è servito: “Credo che negli ultimi 30 metri la creatività ed il talento individuale debbano farla da padrone, con i giocatori liberi di potersi esprimere cercando delle giocate decisive”.
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Conte: “Pirlo alla Juventus? Felice per lui, questo vuol dire che sto diventando vecchio”

2) Il "gegenpressing"

Il secondo cardine del calcio dell’allenatore bianconero è avere una ferocia agonistica forte per recuperare subito il pallone una volta perso, in pratica la riaggressione immediata o gegenpressing, considerato dai più un'invenzione di Ralf Rangnick, poi ereditata dal suo discepolo Jurgen Klopp. Per Pirlo il primo giocatore ad attuare la riaggressione dev’essere quello che ha perso palla, non con l’idea di riconquistarla da solo, ma per indurre all’errore l’avversario e permettere ai compagni (solitamente un massimo di 2 per ogni azione di riaggressione) il recupero della sfera.

3) I compiti specifici dei giocatori

Tra le caratteristiche più interessanti che Pirlo ricerca nei giocatori che andranno ad occupare specifici ruoli, (ops posizioni in campo), troviamo:
il portiere dev’essere abile nel gioco coi piedi ma anche capace di leggere il gioco e stazionare oltre la propria area di rigore quando la difesa è alta, sul modello di Neuer;
il centrale difensivo, tra le altre doti, coi propri passaggi deve saper superare le linee di pressione avversarie;
i centrocampisti centrali devono avere qualità tecnica, mobilità e soprattutto predisposizione mentale alla riaggressione, che spesso partirà da loro;
gli attaccanti devono puntare spesso la profondità e dialogare coi compagni per favorirne gli inserimenti.
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Pirlo: "La mia Juventus giocherà così..."

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