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Italia-Croazia 1-1, Luciano Spalletti si consoli: peggio di così, è impossibile

Roberto Beccantini

Aggiornato 25/06/2024 alle 14:19 GMT+2

EURO 2024 - Dopo aver pascolato amletici e rischiato la lotteria delle terze. Continuiamo a non batterla, la Croazia, ma questa volta l’1-1 di Lipsia basta e avanza. Negli ottavi, sabato a Berlino, ci aspetta la Svizzera. Se finisci sotto un treno e ne esci illeso, il «domani» della canzone ti sembrerà, davvero, un altro giorno. E per questo, a maggior ragione, si vedrà.

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Avanti popolo, sì: anche se non proprio alla riscossa. Al pelo, se mai. Dopo aver pascolato amletici e rischiato la lotteria delle terze. Continuiamo a non batterla, la Croazia, ma questa volta l’1-1 di Lipsia basta e avanza. Patti chiari: questa volta. Il risultato inghiotte tutto: la personalità carente, la qualità modesta, le scelte (Giovanni Di Lorenzo e Jorginho titolari, uffa), quel senso di sbadigliante impotenza che ci ha accompagnato per un’ora: sino, cioè, alla pugnalata improvvisa di Luka Modric. Il miracolo di Dominik Livakovic sull’incornata di Alessandro Bastoni assomigliava a un inizio, o almeno a un indizio: invece no, è stato un fiammifero spento da un soffio di noia.
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La Spagna ci imprigionò dall’alto di una superiorità schiacciante e mortificante. I croati hanno cavalcato le nostre paure, la maledetta libidine che ci spinge al «calcolismo» più bieco quando possiamo «patteggiare». L’epilogo mi ha ricordato i triboli di Boston, con la Nigeria, al Mondiale del 1994. Freddati da Emmanuel Amunike e virtualmente eliminati, fino alla discesa di Roberto Mussi e alla stoccata di Roberto Baggio. Supplementari, rigore del Codino e Arrigo Sacchi liberato a furor di intensità dalla Siberia dei falsi vati. Non vi sto a raccontare quanti «vergogna» e «inguardabili» stavano friggendo sui pc. Contrordine: giù dal carro e di nuovo su, al volo.
Luciano Spalletti aveva ridisegnato l’assetto, dal 4-2-3-1 al 3-5-2, ricavandone un calcio disordinato, se non addirittura anemico. I migliori sono stati Gigio Donnarumma, che a Luka Modric, prima di arrendersi al suo tap-in, aveva murato persino un rigore; Riccardo Calafiori, artefice della discesa che, al 98’, ha armato il destro a giro di Mattia Zaccagni. Un gol delpieresco, sul tipo di quello inflitto ai tedeschi, nella semifinale mondiale del 2006, a Dortmund. Zaccagni, uno dei cambi. Come Gianluca Scamacca e Federico Chiesa. Perché sì, l’Abate di Certaldo aveva tolto Giacomo Raspadori, confermato Mateo Retegui e raschiato il fondo dell’arsenale.
Ha pagato, la Nazionale di Zlatko Dalic, il catenaccione alzato a scudo del gruzzolo; oltre che, naturalmente, la penuria di centravanti (ridotta com’è ad Ante Budimir), le rughe di Modric (39 anni il 9 settembre), le montagne russe di Marcelo Brozovic e Mateo Kovacic. Si è chiuso un ciclo che ha alimentato metafore clamorose: terzi ai Mondiali del 1998, in Francia, e del 2022 in Qatar; secondi nel 2018, in Russia; «argento» nella Nations League del 2023. Stiamo parlando di un francobollo di neppure 4 milioni di abitanti, mai dimenticarlo.
Tra Albania, Spagna e Croazia abbiamo giocato un buon calcio per un tempo all’esordio e sguainato una manovra aggressiva - per forza, più che per volontà – nell’ultima mezz’ora di lunedì sera. Siamo sempre lì, sul filo del disastro, vivi per miracolo, con gli attaccanti titolari ancora a secco: Zaccagni è riserva, Bastoni uno stopper e Nicolò Barella un centrocampista. D’accordo, è un po’ la tendenza del torneo: occhio, però, a non prenderla troppo alla lettera.
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Negli ottavi, sabato a Berlino, ci aspetta la Svizzera. Una squadra, oggi, decisamente più in palla. Ci mancherà, per squalifica, proprio Calafiori. Uno degli elementi «di punta», imbarcato da Spalletti con l’audacia dei pokeristi che sanno leggere tra le carte dei campionati. L’eliminazione diretta ci traghetta in una dimensione onirica. In Spagna, decollammo dopo i tre pareggi di Vigo; e negli States, dal ripescaggio risalimmo al secondo posto. Gli elvetici ci evocano dischetti malvagi. Se finisci sotto un treno e ne esci illeso, il «domani» della canzone ti sembrerà, davvero, un altro giorno. E per questo, a maggior ragione, si vedrà.
Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini www.beckisback.it.
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