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Fabián Ruiz, la "stella inattesa" della Spagna: il talento che ha trovato la sua strada

Davide Bighiani

Pubblicato 18/06/2024 alle 11:02 GMT+2

EURO 2024 - Dopo tanto peregrinare (Betis, Napoli, PSG), Fabian Ruiz sembra aver trovato la propria dimensione a Parigi e nella Nazionale spagnola che il ct De La Fuente gli ha cucito addosso: 1 gol e 1 assist contro la Croazia, l'ex centrocampista del Napoli non vede l'ora di scatenare il proprio talento anche contro l'Italia, Paese che lo ha ospitato per ben quattro anni. Ecco la sua parabola.

Ct Spagna dopo il 3-0 alla Croazia: "Piedi per terra e pensiamo all'Italia"

Ancelotti lo sapeva. No, non Carlo, ma suo figlio Davide. Certo, Carlo si sarebbe accorto che Fabian Ruiz aveva qualcosa di speciale di lì a poco, ma il primo ad accorgersi di lui fu suo figlio. Ai tempi era un giocatore del Betis Siviglia e aveva 22 anni, ma tanto basto a convincere De Laurentiis e Giuntoli che valeva quei 30 milioni di euro richiesti per portarlo al Napoli. "Ancelotti ha scommesso su di me, avevo 22 anni e venivo dal Betis. Mi ha dato fiducia in un club grande come il Napoli e mi ha fatto giocare in Champions League, per me era un sogno. Gli sono grato per la fiducia che mi ha dato"
Sono 4 anni altalenanti sotto il Vesuvio, ma quando si ha qualità è così: in tanti vedono il tocco fatato e le traiettorie impossibili, ma poi bisogna correre, correre, difendere. I mugugni sono sempre dietro l'angolo, finché sfociano in mancanza di sopportazione e portano al divorzio.
Due anni fa il passaggio al PSG, per 23 milioni, con una discreta plusvalenza, ma ancora tanta fatica a imporsi in pianta stabile nella squadra titolare dei parigini. Centrocampista, trequartista, mezz'ala: Fabian Ruiz non è un giocatore di facile collocazione, ma ciò che è evidente a tutti è la qualità che possiede (quasi esclusivamente) nel suo piede sinistro. Un piede fatato, che sa inventare, ma che sa anche fare male. Se ne sono accorti tutti, ma proprio tutto l'altro giorno, quello di Spagna-Croazia: l'esordio delle Furie Russe 2.0, quelle rinnovate sotto la guida di Luis de la Fuente, allenatore tosto e pragmatico, che ha deciso appunto di affidare le chiavi della sua squadra proprio a Fabian. Dopotutto lui lo conosce molto bene: ne ha seguito la traiettoria fin da quando era piccolo e lui alla guida delle giovanili iberiche. Under 18, Under 19, Under 21: gol e assist nella finale di categoria vinta contro la Germania firmati proprio da lui, Fabian Ruiz. Un predestinato, almeno con la maglia della nazionale spagnola: anche se proprio in Nazionale, a Euro 2020, qualcosa si rompe nel rapporto tra Fabian e la Nazionale. O meglio tra Fabian e Luis Enrique, che dopo l'eliminazione con la Croazia (guarda caso) decide di non chiamarlo più. "Troppo indisciplinato", dice qualcuno, "non seguiva le indicazioni del tecnico, soprattutto in difesa", fa qualcun altro. Screzi che possono succedere nella vita di un calciatore, o di un tecnico. Peccato che Fabian Ruiz quel tecnico se lo ritrovi anche nel club...
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L'esultanza di Fabian Ruiz dopo il gol in PSG-Ajaccio di Ligue 1

Credit Foto Getty Images

Parigi: prima le ombre, poi la luce

Nel 2023 infatti Luis Enrique diventa il manager del PSG, il che diminuisce il numero di presenze del centrocampista spagnolo, ancora alla ricerca della definitiva consacrazione. Il destino però riserva sempre delle sorprese: il rendimento di Ugarte cala, Pereira scala a difensore centrale, Soler e Lee non sono affidabili, e così Ruiz comincia a giocare in pianta stabile. Con Vitinha e Zaire-Emery formerà un trio di centrocampo perfetto nella seconda parte della stagione appena conclusa, che culmina nella semifinale di Champions League. A Parigi Fabian Ruiz ha trovato la felicità: vive alla periferia della città con la sua ragazza e il suo cane Bella. Nella sua casa c’è una palestra con una macchina per la crioterapia per favorire il recupero. Per dire quanto ci tiene il ragazzo... Racconta il Mundo Deportivo: "Ha anche assunto un cuoco che prepara appositamente le sue cene per non deviare nemmeno di un millimetro dalla strada della professionalità, e su quella strada si inserisce anche l’assunzione di fisioterapisti privati. Sua madre, Chari, va a trovarlo spesso, così come i suoi colleghi di Los Palacios. La sua sorellina, anche lei calciatrice, ha vissuto con lui fino a non molto tempo fa, mentre studiava nella capitale francese. Ha anche un fratello maggiore"
All'inizio ho dovuto battermi per giocare, ma con lavoro e sacrifici sono riuscito a invertire la situazione. Sono felice e riconoscente delle opportunità che Luis Enrique mi ha dato facendomi giocare".

Le chiavi della Spagna

Luis Enrique, che aveva tolto il posto a Fabian Ruiz nella nazionale spagnola, glielo riconsegna di fatto dopo qualche anno, con tanto di interessi: il giocatore che abbiamo di fronte oggi è un ragazzo fatto e finito di 28 anni che nella sua carriera ha sofferto tanto ma che attraverso a tante delusioni e altrettante panchine è abbastanza scafato per poter dare il proprio contributo alla causa della Spagna. "È un calciatore di livello mondiale e se non si chiamasse Fabian si parlerebbe molto di più di lui - dice di lui De la Fuente - Mi piacerebbe che si desse maggior valore a quello che fa, perché è un giocatore straordinario e merita che gli si venga riconosciuto quello che fa".
Spagna-Croazia, dicevamo: 1 gol e 1 assist (e fin qua ci siamo) ma anche 64 tocchi (2 nell'area avversaria), 54 passaggi di cui 49 riusciti (91%), 4 duelli vinti su 5, 100% tackle vinti, 2 dribbling. E un premio di MVP assolutamente meritato, ma non ditelo a lui: "La cosa più importante è che abbiamo vinto. L'assist è stato importante, ma anche il gol. Penso che la squadra si sia comportata molto bene. Abbiamo fatto quello che volevamo e abbiamo lavorato molto duramente. Abbiamo ottenuto tutto quello che volevamo come squadra, il che è importante". Il corridoio visto (solo da lui) per Morata è qualcosa di speciale, il dribbling e il gol costruito tre minuti dopo una perla che difficilmente uscirà dalla Top 3 delle reti dell'Europeo.

Ora l'Italia

Morata ha detto che contro l'Italia vuole giocarci "anche con una gamba sola", sminuendo il problema fisico che l'ha colpito nel finale contro la Croazia. Anche Fabian Ruiz, ne siamo certi, vorrà dire la sua contro gli azzurri. "Chi di noi vive con lui conosce l’umiltà e il potenziale, calcistico e umano, di Fabián": De la Fuente gli affiderà le chiavi della squadra anche contro la formazione di Spalletti. Non sarà la Spagna del Tiki Taka che abbiamo imparato a conoscere (e soffrire) in passato: sarà una squadra che ti aspetta e ti vuole punire, con giocatori che partono in verticali e che vengono serviti in maniera puntuale, perché no, dal mancino educato di Fabian. Uno che al talento ha aggiunto la perseveranza e la voglia di crederci. Sempre.

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