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Libri di Sport: Andre Iguodala, il "sesto uomo" che spiega la sua NBA (dalla prospettiva di un nero)

Davide Fumagalli

Pubblicato 17/07/2020 alle 15:48 GMT+2

Il tre volte campione NBA con Golden State si racconta in un'interessantissima autobiografia scritta col giornalista Carvell Wallace e portata in Italia da Add Editore con la traduzione di Mauro Bevacqua. "Il sesto uomo" racconta la vita di Iguodala dall'infanzia all'ultimo titolo con Warriors, nel 2018: in mezzo un'analisi diretta e precisa in cui il tema razziale è sempre in primo piano.

Andre Iguodala, Golden State Warriors, NBA 2018-19

Credit Foto Getty Images

"Andrea Iguodala - Il sesto uomo", Carvell Wallace - Traduzione di Mauro Bevacqua (Add Editore)

Nel basket parlare di "sesto uomo" non è semplice: per un giocatore con uno status importante è difficile accettare di non partire titolare, ma questo non toglie importanza ad un elemento che l'allenatore considera fondamentale per cambiare le partite, ridisegnare assetto, scombinare i piani degli avversari e investirlo del ruolo di leader della "second unit", le riserve. Questo è stato Andre Iguodala per i Golden State Warriors, la squadra più vincente e dominante nel quinquiennio NBA 2014-2019 dove hanno giocato cinque finali e vinto tre titoli. Uno di questi, il primo, Iguodala l'ha vinto da MVP delle Finals, il primo di un giocatore in uscita dalla panchina, un ruolo che per sua stessa ammissione è stato difficile da accettare.
Perchè questo ragazzo di Springfield, Illinois, con origini nigeriane da parte di padre, è sempre stato un giocatore e soprattutto una persona particolare, capace di osservare il mondo con una critica rara, inusuale per uno cresciuto nel ghetto. Eppure questa capacità, questa intelligenza, questo senso critico, questa attrazione per le dinamiche sociali e umane, e in particolare per la questione razziale, sviluppate grazie alle figure della nonna, Poletha Webster, e della mamma Linda Shanklin, rendono Iguodala un personaggio davvero interessante, oltre che un giocatore di pallacanestro duttile e indispensabile per le squadre in cui ha giocato. Non solo nei Warriors, prima ancora nei Denver Nuggets con Danilo Gallinari, nei Philaldelphia 76ers di Allen Iverson, al college ad Arizona per coach Lute Olson, fino al liceo e ai tornei estivi in giro per gli Stati Uniti, la vera folgorazione che lo ha convinto di poter farcela grazie al basket e di poter lasciare Springfield, posto desolato, annoiato e umido del Midwest in cui tutto sembra andare lentamente e dove rischi di restarci per sempre.
L'autobiografia "Il sesto uomo", scritta col giornalista Carvell Wallace (firma per New York Times Magazine, GQ e ESPN Magazine, ndr) e portata in Italia da Add Editore con la traduzione di Mauro Bevacqua, è molto di più di un semplice racconto sulla vita e sulla carriera: è una descrizione precisa di un viaggio in cui la questione razziale è sempre al centro, Andre mostra tutti gli aspetti della sua vita e del suo lavoro dalla posizione di un nero in paese che ancora oggi, nel 2020, è dilaniato dal problema della disuguaglianza e delle discriminazioni derivanti dal colore della pelle. L'attuale giocatore dei Miami Heat è sì un nero con uno status sociale importante e un conto in banca altrettanto notevole, ma resta un nero e questo conta, in ogni aspetto: nel suo ruolo di atleta, nei rapporti con i compagni, gli allenatori, gli arbitri (!), gli agenti, la stampa, il paese.
Un libro che va aldilà della pallacanestro e degli aneddoti su partite e compagni di squadra (comunque notevoli), perchè Andre Iguodala è un personaggio raro, che si è costruito una reputazione nell'NBA e non solo per la capacità di pensare ed esprimersi senza usare clichè, di essere attento, equilibrato, curioso e mai banale. E non è un caso che a fine 2019 l'ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama lo aveva incluso nella sua personale lista di "libri consigliati" per il nuovo anno.
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