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Gianmarco Tamberi: "Vi spiego perché un campione Olimpico di salto in alto, a basket non schiaccia"

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Aggiornato 02/04/2024 alle 17:59 GMT+2

BASKET - Gianmarco Tamberi è campione Europeo, Mondiale e Olimpico di salto in alto ma è da sempre appassionato di basket, sport praticato fino ai 17 anni, fin quando non ha dovuto scegliere cosa far diventare lavoro e cosa passione. I risultati danno ragione alla scelta di Gimbo che a Basket Zone comunque parla del suo basket, visto e giocato.

Tamberi a Basket Zone: "Schiacciata e salto in alto, due mondi separati"

Gianmarco Tamberi si definisce un “cestista prestato all’atletica”. Un prestito che portato, dalla palla a spicchi, un campione Europeo, Mondiale e Olimpico al salto in alto. Gimbo si racconta in esclusiva su Eurosport e parla della sua passione, il basket e del suo lavoro, l’atletica, con Mario Castelli per Basket Zone. “Ho iniziato a giocare a basket a 4 anni fino ai 17, è stato il mio praticamente unico sport, poi l’ho alternato non l'ho mai lasciato. Questa passione è nata, cresciuta e alimentata anche col tempo, quando ho dovuto smettere per casa di forza maggiore - il salto in alto - mi è rimasta una passione enorme”.
Gianmarco Tamberi si racconta in esclusiva a Basket Zone. L’intervista completa su Discovery Plus e in formato podcast in tutte le principali piattaforme.
Che tipo di giocatore era Gianmarco Tamberi?
“Ero molto atletico! Le mie qualità migliori erano l'uno contro uno e la visione di gioco, passavo molto bene la palla. Sono cresciuto molto tardi altezza quindi ho sempre giocato playmaker e quando sono diventato 190cm, avevo ancora quella visione di gioco. Molto meno il tiro, non sono mai stato un gran tiratore quindi magari il difensore si allontanava e non potevo andare 1 vs 1, sfruttando le mie qualità atletiche”.
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Tamberi a Basket Zone: "Schiacciata e salto in alto, due mondi separati"

Alle Olimpiadi di Tokyo, dove Tamberi si è laureato campione Olimpico di salto, ha avuto modo di vedere tanti campioni, non solo di atletica. Ma chi lo ha colpito?
“Luka Doncic. L’ho visto a Tokyo, ho fatto anche una foto con lui. L'ho rivisto anche quando sono andato a giocare il Celebrity Game a Cleveland. A Tokyo c'era anche Yao Ming come capo delegazione della Cina, poi Pau Gasol… Ne ho visti diversi in realtà, capita di incrociarli”.
L’idolo sportivo di Gimbo è Tracy McGrady ma nella Final Eight di basket di Pesaro 2020, a febbraio, Tamberi aveva ricordato Kobe Bryant a pochi giorni dalla sua scomparsa. Kobe è comunque uno dei suoi giocatori preferiti?
“Kobe è uno degli idoli di tutti. Penso che chi è appassionato come noi, almeno una volta ha avuto un suo poster nella nella cameretta, o una sua foto nel desktop del computer. Ricordo tantissime immagine simboliche di Kobe, la sua mentalità è stata un’altra cosa che ha costruito tanto dell'atleta che sono oggi e penso di tantissimi atleti appassionati di pallacanestro - ma non solo - hanno preso tanto da quello che Kobe ha portato nel mondo dello Sport”.
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Quindi la Mamba Mentality è stata fondamentale anche per Tamberi…
“Mi ha insegnato tantissimo. Siamo costantemente condizionati da altri, dobbiamo scegliere quali persone ci condizionano e scegliere esempi positivi perché portano a risultati positivi. Kobe è stato fondamentale nel mio percorso di recupero dall’infortunio, sono sicuro che tantissimi atleti come me hanno avuto una fonte d'ispirazione, dei simboli sportivi come Kobe. Se penso all’Italia, chi ha passato come me quell’infortunio, dico Yuri Chechi. Ho preso tanto, ho cercato di carpire, di prendere e questo è il modo migliore per riuscirci”.
Campione Europeo, Mondiale e Olimpico di salto in alto. Ma se parliamo di schiacciate? Tamberi che salta 2.39, è in grado di saltare oltre il ferro? La risposta è negativa, e Tamberi spiega perché.
"La differenza sostanziale non è nella tecnica, ma nella parte fisica. Ovviamente uno pensa che io, avendo vinto Mondiali e Olimpiadi, possa essere uno dei più forti del mondo, lo direi anche io guardando da fuori. La risposta è sulle qualità atletiche: per saltare in alto serve l’elasticità muscolare, per svilupparla serve tantissima velocità che ti permette di saltare. Quando salto raggiungo una velocità di 7-7,5 m/s allo stacco e sono 11 passi. Io con 11 passi avanti ho un record di 2.39. Dall’arco dei tre punti per schiacciare ci sono più o meno solo 3 passi, con 3 passi salto 180 cm, per farti capire la differenza che c'è per me che sono un saltatore che necessita di velocità. Con poca velocità, non sono forte.Chi ha l'esplosività come caratteristica principale, con 1,2,3 passi saltano tre volte quello che salto io. Chi è esplosivo solitamente è carente di elasticità, quindi più velocità gli metti più vanno in difficoltà, hanno una velocità limite dopo la quale non riescono più ad aumentare la loro altezza. Ad esempio, il mio preparatore atletico da fermo, con uno o due passi salta più di me, perché lui è esplosivo, Io invece di esplosività ne ho veramente poca”.
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Nel salto in alto, Dick Fosbury ha rivoluzionato il modo di saltare. Nel basket, chi è stato un rivoluzionario secondo Tamberi?
“Steph Curry ha rivoluzionato totalmente il gioco, il suo modo di aprire il campo, la difesa si deve adeguare, i suoi compagni si devono adeguare, non sta fermo un secondo, quando è in campo è una trottola che deve essere inseguita perché appena lo lasci libero, ti tira da ovunque. Sicuramente Steph è uno di quelli che ha fatto fare uno step in avanti, verso un'altra direzione, ha indubbiamente rivoluzionato il gioco. E aggiungo: il salto ventrale era molto più simile alle caratteristiche dei giocatori di basket, Infatti nel santo ventrale faccio schifo, perché serve molta più esplosività e molta più forza. Se non fosse arrivato Fosbury io non sarei mai stato saltatore. Avrei fatto il cestista? Sì, scarso”.
Tamberi ha anche “creato” una moda, quella dell’Halfshave, ma dov’è nata?
“Nel 2011, la prima volta che sono diventato campione italiano, ero ragazzino, avevo 19 anni e ho tagliato così la barba. Venivo da un periodo molto difficile, avevo questa gara in cui tutti si aspettavano di vedermi vincitore, volevo stemperare la tensione e ho detto ‘vabè faccio sta cavolata, mi taglio la barba a metà’. Avevo sì o no due peli su una guancia. Quel giorno ho saltato 2,25 arrivando con la paura di far schifo, ho fatto una gara impressionante, probabilmente il differenziale maggiore della mia vita. L'ho ripetuto la gara successiva e ho vinto la mia prima medaglia con la maglia della Nazionale saltando di nuovo 2,25 un mese dopo, quindi ho detto ‘Ok, da qui per sempre’. E così è stato, tranne a Tokyo, ma è andata bene lo stesso”.
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